Il tempio di Antas è un tempio romano realizzato sotto Caracolla, sulle rovine di un tempio Punico del VI secolo a.c., costruito intorno ad una roccia sacra posta in una cella del tempio.
Tempio romano di Antas che si erige sulle montagne retrostanti Nebida
I Cartaginesi lo costruirono nell’area di un luogo di culto molto più antico frequentato da indigeni prima della loro dominazione e lo dedicarono al dio Sid figlio di Ercole.
Furono invece successivamente i romani a dedicarlo al “Deus Sardus Pater Babai” identificabile col Sid Babay punico associato dai cartaginesi al dio locale a cui era dedicato il santuario prepunico.
Il complesso nuragico di Barumini è il più importante sito archeologico della Sardegna e si trova nei pressi di Barumini, in provincia di Medio Campidano.
Riconosciuto dall’UNESCO quale sito patrimonio dell’umanità, “Su Nuraxi” di Barumini è l’esempio più completo e meglio conservato di nuraghe e al tempo stesso testimonia un uso innovativo e fantasioso dei materiali e delle tecniche disponibili, da parte di una comunità preistorica.
Veduta aerea del complesso nuragico di Barumini
Il villaggio di Barumini con il suo nuraghe “Su Nuraxi” dimostra che questo territorio è stato abitato fin dall’età del Bronzo. I nuraghi erano torri difensive a forma di tronco di cono realizzate con grossi macigni a secco, dotate di sale interne. Nel caso del villaggio di Barumini, il nuraghe è posto all’interno di un recinto costituito da torri più piccole, collegate da muri massicci.
Intorno a queste costruzioni principali si trovava il villaggio con piccole case a pianta circolare. Si possono trovare anche altri ambienti destinati a specifiche attività domestiche o rituali. Le capanne del villaggio nuragico risalgono al VII-
La cortina muraria esterna, invece, è ancora più antica e presuppone l’insediamento di altre popolazioni nell'età del Ferro (tra il nono e l’ottavo secolo a.C.). Questa cortina è essa stessa una modifica ad un antemurale (ossia un muro di prima difesa) che ingloba il più antico settore del villaggio risalente addirittura all’età del Bronzo, tra i secc. XI e X a.C..
La particolarità di Barumini è che si può visitare non soltanto una semplice torre di avvistamento, seppur antichissima, ma si può anche passeggiare tra i resti di un intero villaggio di migliaia di anni fa.
Il nome spagnolo di Iglesias (comune di cui Nebida è frazione) deriva forse dalle numerose chiese romaniche e gotiche (dal Duomo di Santa Chiara all'abbazia di Val Verde, alla Chiesa di San Francesco) ma questo suo nome è relativamente recente. Prima la città era denominata Villa di Chiesa ed ancor più anticamente Villeclesia Argentaria.
Iglesias: il duomo dedicato a Santa Chiara
Tra il 1256 e il 1258 il giudicato di Cagliari venne conquistato da Pisa e il suo territorio suddiviso tra la stessa e tre potenti famiglie della città toscana.
Ai conti Donaritico della Gherardesca andava una porzione del campidano e precisamente a Gherardo il Sulcis e a Ugolino (noto personaggio storico citato anche da Dante nella divina Commedia) spettava invece il Sigerro che comprendeva Villa di Chiesa ovvero Iglesias.
Da questo momento incominciò lo sviluppo di Iglesias, che venne cinta di mura interrotte da maestose torri (parte delle quali ancora visibili), gli fu riconosciuto il privilegio di battere moneta propria e le sue leggi furono scritte nel “Breve”, un regolamento per le attività minerarie.
Tali attività hanno dato lustro alla città fino ai giorni nostri, tanto che Iglesias è sicuramente considerata la città mineraria per eccellenza, sicuramente la più importante della Sardegna e non solo.
Da visitare, oltre ai numerosi siti minerari, numerose testimonianze del periodo medievale.
Il complesso nuragico di Seruci, che si estene su circa cinque ettari ed è uno dei più grandi della Sardegna, è formato da un grande nuraghe con un mastio contornato da almeno cinque torri unite da un bastione, dal villaggio composto da oltre cento capanne e da almeno tre tombe dei giganti.
Il nuraghe, ancora in fase di scavo da parte della Sovrintendenza Archeologica, fu scoperto nel 1897, e in seguito fu studiato e parzialmente scavato dal Taramelli nel 1913.
Il villaggio, situato a sinistra del mastio, è formato da capanne circolari e monocellulari, di cui sono attualmente visibili, interamente scavate, cinque capanne, una delle quali divisa da un tramezzo interno (elemento raro nell'architettura nuragica), e un grande isolato formato da un cortile con intorno undici ambienti probabilmente ad uso abitativo.
Le capanne formano degli agglomerati divisi da strette stradine che portano tutte verso una piazza centrale, al centro del villaggio si trova quella che è stata denominata la Sala del Consiglio, i cui muri sono costruiti con grossi blocchi di trachite di varie dimensioni.
All'interno vi sono dei blocchi squadrati, che addossati alla parete uno accanto all'altro, formano un sedile. Sulle pareti sono posizionate alcune nicchie di diverse grandezze, situate ad altezze diverse. A ovest del villaggio si trova una delle tre tombe dei giganti, mentre le altre due si trovano nei pressi del nuraghe.
Monte Sirai (accanto alla moderna città di Carbonia ad una ventina di chilometri da Nebida) è la più importante fortezza fenicio-
Veduta aerea del sito archeologico di Monte Sirai
Nelle vicinanze si trovano anche diverse Domus de Janas e resti di nuraghi. I reperti rinvenuti durante gli scavi sono visibili nei musei di Carbonia, di Cagliari e di Sant'Antioco.
Numerose sono le fasi edilizie secondo le diverse funzioni a cui fu adibito nel corso dei secoli:
Inizialmente torre nuragica, poi incorporata dal mastio durante la realizzazione dell’acropoli nel VI secolo a.c. sino alla seconda metà del III o alla prima del II secolo a.c. quando da centro difensivo diventa anche luogo di culto.
L'insediamento si presenta articolato in vari settori, che danno la possibilità di visitare la città secondo diversi percorsi: l'abitato, nel quale si possono ancora ben distinguere i quartieri, le piazze, le case; le strutture religiose, con il tempio interno alla città ed il tofet; le necropoli, con le antiche tombe a fossa fenicie e le belle stanze sotterranee degli ipogei funerari cartaginesi.
È possibile dunque prenotare visite guidate all'insediamento, all'interno del Parco Archeologico dotato di tutte le migliori strutture di accoglienza per i visitatori.
Il più antico insediamento fenicio è probabilmente Sulci, ovvero il porto dell'odierna Sant'Antioco, da cui prende il nome l'intero territorio nel Sud ovest della Sardegna.
Come tutte le città fenicie e puniche occidentali, anche Sulci, possedeva il "tophet" ovvero un'area sacra a cielo aperto in cui venivano deposte urne contententi resti cremati di bambini e piccoli animali, accompagnate da stele scolpite con simboli religiosi o figure divine.
Immagini relative al Tophet di Sant’Antioco
Frequenti le rappresentazioni di divinità femminili, come la dea Tanit, spesso all'interno di un piccolo tempio di stile greco o egittizzante.
I primi tempi della frequentazione fenicia sono testimoniati dall'uso di materiali di pregio, e negli scavi di Sant'Antioco sono emersi prodotti ceramici fenici e greci geometrici di grandissimo pregio.
A fianco delle forme consuete del vasellame fenicio (brocca con orlo a fungo, fiasca da pellegrino, orciolo) si trovano anche oggetti prodotti in Etruria: vasi in bucchero (brocche, kantharoi), etrusco-
Poco più avanti la storica Piazza di Chiesa con la più antica chiesa della Sardegna: la Basilica di S.Antioco Martire, edificata dai bizantini nel V sec. d.c. con, all’interno, le uniche catacombe presenti in Sardegna.
Furono utilizzate dal IV al VII sec. dopo Cristo, costruite al di sotto dell'attuale basilica Sant'Antioco Martire, da cui si dipartono seguendo cunicoli che furono ricavati unedo le tombe ipogeiche puniche della zona. Le catacombe consistono quindi di strutture preesistenti riadattate, diversamete da ciò che normalmente avviene per questo tipo di luoghi. Sono le uniche in Sardegna.
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